29 novembre 2016

UNA PAROLA PERICOLOSA

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E pur quando e se termineranno i peana e le glorificazioni che di "lui" in queste ore si stanno facendo nei sinistri salotti "bene" dell'intellettualità italiota,sui giornali "cool"(quelli che si mettono bene in vista nella tasca del "paltò" per far vedere chi si è)e nelle trasmissioni televisive che ospitano i dottoroni "Grandi Firme" del prono giornalismo nostrano,ebbene nemmeno allora(è facile prevederlo)si vorrà ricordare chi fu davvero Fidel Castro,il tiranno di Cuba.Ancora oggi quel Paese viene segnalato dagli organismi internazionali operanti nel settore come il governo che reprime "sistematicamente individui e gruppi che lo criticano"(Human Rights Watch)e mantiene"un ferreo controllo di oppositori,attivisti dei diritti umani e giornalisti indipendenti"(Amnesty International).Ma questo,per l'intellettualità nostrana,è solo il frutto della propaganda del sistema capitalista.La verità,per gli intellettuali radical chic italiani,sarebbe che a Cuba il welfare funziona alla perfezione,la sanità copre tutti,e l'istruzione è garantita al popolo.Ma di fatto,nei suoi lunghi anni al potere,Castro ha eliminato le libertà civili nell'isola,dove non esiste pluralismo politico,nè diritto di assemblea o di manifestazione.E tantissimi i cubani costretti ad andar via dall'isola:circa 1,2 milioni.E gli intellettuali di casa nostra sanno benissimo quali furono i comportamenti di Castro nei confronti degli intellettuali cubani.Nel '61 Castro pronunciò il suo famoso discorso rivolto agli intellettuali che segnò la fine della libertà artistica("Quali sono i diritti degli artisti?Dentro la rivoluzione tutto,contro la rivoluzione nessun diritto").E così il poeta Herberto Padilla fu processato per "attività sovversive" e obbligato ad un'autocritica pubblica in puro stile stalinista.Ogni iniziativa dei dissidenti veniva sistematicamente schiacciata:nel 1998,dopo che  Oswaldo Payà(cattolico e lider del Movimento Cristiano Liberacion)aveva raccolto firme per una riforma costituzionale,per l'introduzione  di articoli che garantissero una serie di diritti inalienabili(libertà di associazione,di parola,di stampa)Fidel lanciò la c.d. "Primavera Nera,durante la quale decine di dissidenti furono condannati a lunghi anni di carcere.Le mogli delle vittime di quell'ondata repressiva fondarono le Damas de Blanco(che rivevettero il Premio Sakharov nel 2005)e ancora oggi sfilano ogni domenica andando a messa nel centro dell'Avana.Ma anche contro la comunità cristiana cuba si scagliò la dura repressione castrista.E forse proprio per questo,i 3 Papi che si son succeduti nelle loro visite a L'Avana(Papa Giovanni Paolo II,Papa Benedetto XVI e Papa Francesco)avrebbero dovuto esigere più precisi impegni sulla libertà di culto e dare meno aperture di incondizionato credito al regime castrista.Perchè dietro gli incontri ufficiali,i doni,gli abbracci e i calorosi saluti con il "lider maximo",la storia racconta di un dittatore spietato con i cristiani.Un anno fa,pochi giorni dopo il viaggio di Papa Bergoglio sull'isola,il portale del Pontificio istituto missioni estere "Asia News", pubblicò la lettera di un esule che raccontava una realtà diversa da quella che il mondo aveva visto in tv."Da uomo libero e come cattolico ho l'esigenza di dire quello che penso del regime comunista dell'Avana e voglio dire quello che mi piacerebbe vedere nella chiesa cubana,come frutti di quella visita"."Perchè-proseguiva l'esule-non chiamare le cose con il loro nome e cioè "dittatura" il governo dell'Avana,chiedendo pubblicamente che esso garantisca ai cubani libertà e una vita senza persecuzioni e senza paura?Fa male vedere che lo stesso regime che si beffava(e si beffa)di Dio,della Chiesa,dei religiosi riceva poi Papa Francesco fingendo di dare l’immagine di un governo rispettoso degli esseri umani e dei loro diritti.Sapendo che esso non ha alcuna intenzione di cambiare”.E,a corrobare la tesi,si elencavano le schedature di semplici fedeli che volevano partecipare agli incontri con il Pontefice(messa compresa)molti dei quali messi in stato di fermo(donne comprese)solo perché sospettati di essere contro il regime.Il timore delle autorità cubane,era che si ripetesse quanto avvenuto nel 1998,quando Giovanni Paolo II,durante l'omelia pronunciata 13 volte la parola "Libertà",con i fedeli che iniziarono a scandire in forma ritmata la parola "Libertà":"Libertad! Libertad!".Già.Libertà.Una parola "pericolosa" una parola che fa paura alle dittature,e perciò anche a quella cubana.E' "quella" parola,è la parola "Libertà". 

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