16 gennaio 2015

UNA NORMALE ILLEGALITA'

All'interno degli ambienti mafiosi Bernardo Provenzano era soprannominato "la Belva" per la quantità(i pentiti rivelarono che avrebbe ammazzato più di 40 persone)e l'efferatezza dei suoi omicidi.Ed è per questo che lo Stato italiano vinse una grande battaglia con l'arresto di Provenzano dopo 43 anni di latitanza.Adesso Provenzano è in carcere,in regime di carcere duro,quello previsto dall'articolo 41 bisMa anche le belve invecchiano,anche le belve s'avviano verso l'ultima strada,quella della Morte.Ed infatti una commissione medica ha accertato che Provenzano ha un “grave decadimento cognitivo,dovuto agli esiti di una devastante emorragia cerebrale oltre alla presenza di una neoplasia prostatica".Altri medici,poi,haano accertato che Provenzano "ha uno stato cognitivo “irrimediabilmente compromesso”.Ora,pur non essendo un medico,mi par di capire che Provenzano proprio bene non stia,a dir così.
Difronte a una situazione del genere certe domande ti vengono spontanee e certe risposte uno Stato di diritto ed in particolar modo la Giustizia e la magistratura italiana,le deve pur dare."Come mai la magistratura,QUESTA magistratura italiana, non prende in considerazione quelle attestazioni mediche e non mette fine allo stato di isolamento previsto dall'art. 41bis?Sì,perchè,"incredibilis dictu",un tribunale dello Stato italiano ha deciso che quell'essere così malridotto "può ancora impartire ordini a qualche suo sodale.Già.Incapace di provvedere a se stesso ma capace di "impartire ordini"alle cosche siciliane.Eppure la Costituzione, sbandierata come la migliore al mondo, prevede la tutela da ogni violenza fisica e morale sulle persone sottoposte a restrizioni di libertà e le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità:anche se il detenuto si chiama Bernardo Provenzano.Anche se il detenuto è un  criminale incallito.
Ma Provenzano non è l'unica vittima di questa ordinaria giustizia ingiusta italiana.Anche l'ex Governatore della Regione Sicilia,Salvatore Cuffaro,condannato a 7 anni di carcere per collusioni mafiose,ne sa qualcosa.Ed anche qui certe domande è d'obbligo porsele.Perché al detenuto Cuffaro che ha già scontato oltre metà della pena,a un condannato che per il suo atteggiamento processuale ha ricevuto persino gli elogi del giudice che l'ha condannato,si nega un permesso per andare a trovare la madre novantenne gravemente malata?Già.Anche questo è accaduto.A Totò Cuffaro la magistratura non ha concesso il permesso per andare a trovare la propria madre morente.Ed ancor più turpe e agghiacciante è la motivazione che il giudice ha dato per il mancato rilascio del permesso:"il deterioramento cognitivo evidenziato,svuota senz'altro di significato il richiesto colloquio poiché sarebbe comunque pregiudicato un soddisfacente momento di condivisione".Cioè,parlando in italiano,significa che la mamma  di Cuffaro non capisce più nulla,ha la demenza senile,quindi nemmeno lo riconoscerebbe.E già un altra volta questo Stato,questa Giustizia ha usato violenza ai diritti di Cuffaro.Due anni fa,il 31 dicembre 2012,morì il padre di Cuffaro.Il permesso al detenuto per il funerale fu concesso il 2 gennaio,cioè dopo il funerale.Il primo di gennaio non si poteva,era festa,ed i magistrati evidentemente stavano ancora festeggiando l'arrivo del nuovo anno.E così il permesso arrivò solo dopo il funerale a tumulazione avvenuta.
Come queste storie,conosciute solo per il nome dei detenuti,ci sono altre mille storie uguali in questo sciagurato e criminogeno sistema giudiziario italiano.Storie di ordinaria illegalità di uno Stato che stato di diritto proprio non è.
Ora Provenzano ha ammazzato più di 40 persone.Ora Cuffaro avrà avuto collusioni con la mafia(condannato per "concorso esterno":che roba sia questo reato ancora non si capisce,dato che in nessun altro ordinamento penale al mondo è prevista questa fattispecie di reato).Ma anche i detenuti hanno i loro diritti,anche i carcerati devono essere tutelati in uno stato di diritto.E anche la magistratura ha il dovere di rispettare le leggi ed il cittadino-detenuto,e non rivendicare i propri privilegi così come sicuramente accadrà tra poco,quando sarà pomposamente celebrato l'inizio dell'anno giudiziario.Cioè un altr'anno di mancata legalità giudiziaria.E se ancora questi diritti e questi doveri continueranno a non essere rispettati,significa che non si è in uno stato di diritto,in uno stato democratico.Se ciò non accade,davvero il cittadino deve temere questo stato di cose,davvero deve "temere" questo Stato di "normale" illegalità.

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